Mentre la Cartomanzia viene definita come “arte della divinazione”, la Tarologia si accosterebbe più volentieri ad un approccio fenomenologico, in breve, alla scienza dell’esperienza. La differenza sostanziale, che spesso ad un primo approccio può confondere ed imbarazzare il ‘cliente’, è che gli si chieda un ruolo attivo nella lettura: non solo nel formulare una domanda, nel caso in cui ci sia un quesito, ma anche nel ‘tiraggio’ e nell’interpretazione degli Arcani estratti. Un’altra importante differenza è che questo tipo di approccio analizza i fenomeni per come vengono percepiti nel nucleo stesso della richiesta, tutto quello che tende ad altri spazio-tempo viene prontamente reindirizzato al presente, così, da una parte si evita la cosiddetta ‘neuro-riprogrammazione’ e dall’altra, si riduce la dispersione ‘psico-topografica’ del soggetto.
A questo punto può sorgere la domanda: « ma allora a che serve il tarologo? » Semplice! Dato che i Tarocchi di Marsiglia sono un dispositivo che funge come specchio della nostra energia psichica, il tarologo è colui che facilita il processo dialettico tra le componenti logiche e analogiche del richiedente. Il risultato quindi non sarà una previsione ‘oltre-tempo’, ma una miglior comprensione delle risorse interiori, tali, da poterci indirizzare sul sentiero più opportuno della nostra intima realizzazione.